L’imposta o tassa di soggiorno potrebbe aumentare. Ancora.
Sul finire dello scorso anno, il Parlamento ha approvato un emendamento alla Legge di Bilancio 2023, che prevede la possibilità per i Comuni di aumentare l’importo dell’imposta di soggiorno fino ad un massimo di € 10.
Di fatto raddoppiando il precedente tetto massimo di € 5.
La tassa di soggiorno, ossia quell’imposta giornaliera che grava sugli ospiti delle strutture ricettive e delle locazioni turistiche dei Comuni che la prevedono, in molti casi costituisce già un costo non indifferente a carico dei turisti.
La previsione di un simile aumento rischia di penalizzare nuovamente il comparto turistico-ricettivo, già reduce dal difficilissimo periodo pandemico.
Ma quali città potranno applicare l’aumento?
In base alla norma, l’aumento riguarderà i capoluoghi di provincia che, in base alle rilevazioni ISTAT, abbiano avuto presenze turistiche in numero venti volte superiore a quello dei residenti.
Per il calcolo, si dovrà fare riferimento al triennio precedente a quello in cui viene deliberato l’aumento. Nel caso di specie si è deciso di non tener conto del periodo pandemico e, pertanto, si farà riferimento al triennio 2017-2019.
Risultano, dunque, sicuramente coinvolti 5 capoluoghi, ossia: Venezia, Verbania, Rimini, Firenze e Pisa.
Ma l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) ha già chiesto che la facoltà di aumento sia estesa anche a quei Comuni che, in certi periodi dell’anno, registrano flussi turistici considerevoli.
Che cosa aspettarsi a Venezia e negli altri Comuni?
Ben conoscendo l’operato delle recenti amministrazioni che, a Venezia, in pochi anni hanno aumentato la tassa di soggiorno ripetutamente, riteniamo altamente probabile che – nel prossimo triennio – l’imposta di soggiorno venga innalzata ulteriormente.
E’ inoltre possibile che, presto, la facoltà di aumento venga concessa anche ad altri Comuni a vocazione turistica.
Gli introiti considerevoli generati a favore delle casse comunali dalla riscossione della tassa di soggiorno rappresentano, infatti, per molti Comuni, una facile occasione per fare cassa.
Il tutto senza che vengano realizzati quegli interventi in materia di turismo che l’imposta di soggiorno dovrebbe, per legge, finanziare.
Un quadro che denota la totale assenza di volontà di supportare le imprese di un settore, quello turistico, che sta risollevando l’economia.
Se dovesse avverarsi l’ipotesi di un aumento, dovremo farci trovare pronti a dar battaglia.