Dopo le tante novità di inizio 2024, come l’aumento della cedolare secca al 26% e la disciplina su Codice Identificativo Nazionale (CIN) e obbligo di estintori e rilevatori, il MITUR (Ministero del Turismo) si accinge a mettere mano anche al sistema dell’imposta di soggiorno.
A metà luglio 2024, infatti, sono state avviate le interlocuzioni con le associazioni di categoria maggiormente rappresentative, per discutere una prima bozza di norma redatta dall’ufficio legislativo del Ministero.
Anche ABBAV, grazie alla sua rappresentatività, è stata coinvolta ed ha avuto modo di formulare delle prime osservazioni sulle modifiche proposte dal Ministero.
Dopo l’invio della prima bozza da parte del Ministero, le Associazioni di categoria interpellate hanno formulato le proprie osservazioni per iscritto.
Allo stato, il Ministero dichiara che le interlocuzioni con i vari attori istituzionali riprenderanno a settembre.
In ogni caso, premettendo che quanto riportato nella bozza di norma è chiaramente suscettibile di subire pesanti rimaneggiamenti prima di essere approvato, è già possibile intuire verso quale direzione voglia andare il MITUR.
1) Aumento dell’imposta massima (attualmente fissata in € 5,00 o in € 10,00 solo per i comuni capoluogo di provincia ad alta vocazione turistica)
2) Previsione di un sistema ad imposta fissa scaglionata in base al prezzo del soggiorno
3) Estensione della responsabilità del pagamento dell’imposta di soggiorno (con diritto di rivalsa sui soggetti passivi) + relativi adempimenti connessi anche agli intermediari, ove incassino il pagamento.
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Come si è detto, questa è soltanto una prima bozza predisposta dal Ministero.
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Noi di ABBAV, così come altre associazioni, abbiamo già sottolineato l’importanza proteggere la competitività dei prezzi di soggiorno nelle strutture italiane, che verrebbe certamente danneggiata da un aumento irrazionale dell’imposta, a favore di altre destinazioni turistiche.
Abbiamo anche evidenziato la scarsa efficacia del meccanismo di rivalsa su soggetti che risiedono prevalentemente all’estero, nonché la pericolosità di porre a carico dei titolari di strutture e dei soggetti intermediari la responsabilità del pagamento dell’imposta.