“Io non credo che limitare [gli affitti brevi] sia la cosa giusta…“
Un estratto dell’intervista al Ministro del Turismo Daniela Santanché sulla questione Affitti Brevi, andata in onda su RAI2 qualche giorno fa.
Siamo orgogliosi di aver partecipato al Tavolo di Confronto sulle Locazioni Brevi ed estremamente soddisfatti del fatto che le tesi esposte da ABBAV in quell’occasione siano state accolte dal Ministro in questa replica.
Segue il testo del documento che abbiamo esposto e consegnato al Ministro lo scorso 23 marzo al Tavolo di Confronto sulle Locazioni Brevi.
INCONTRO A ROMA DEL 23.03.2023 – TAVOLO DI CONFRONTO SULLE LOCAZIONI BREVI
Preambolo
L’Italia, a differenza di altri paesi europei, vive di turismo e vanta una lunghissima tradizione legata
all’ospitalità.
Negli ultimi decenni, con l’avanzare della globalizzazione e delle tecnologie, il mondo dei viaggi e
dell’industria ad esso collegata è completamente cambiato: le persone che si muovono per
turismo sono sempre di più, si muovono più spesso e con sempre maggiore facilità.
In un paese come l’Italia, l’impatto del Turismo sul PIL è sempre più importante ed ha
permeato gran parte dei settori della nostra economia.
Infatti, all’indotto generato direttamente dalle attività che offrono servizi di pernottamento/trasporto/visite guidate ed esperienze/ristorazione, deve sommarsi l’indotto
generato indirettamente per effetto dell’esistenza di un settore turistico così forte e distribuito
capillarmente su tutto il territorio.
Si pensi a settori come l’edilizia e l’arredamento che, sulla spinta della domanda turistica, ha visto
crescere considerevolmente le richieste di nuove edificazioni e di restauri.
Ma anche ai macchinari per le pulizie, al settore della sanificazione, alle imprese di pulizie, ai
prodotti per l’igiene, ecc.
O ancora alle schiere di professionisti (architetti, ingegneri, commercialisti, avvocati, agenzie
immobiliari e via dicendo) che lavorano sempre più spesso su mandato di imprese turistiche.
Ma basta pensare al tragico periodo pandemico, come esempio più calzante tra tutti, quando
l’industria del turismo è stata messa in ginocchio dalle chiusure dei confini e delle attività. Le
ripercussioni – su tutti gli altri settori dell’economia italiana – sono state enormi e sotto gli occhi di
tutti.
Ciò premesso, perché non possiamo fare a meno delle locazioni brevi?
- E’ il mercato stesso a richiedere una congrua offerta di locazioni brevi. Come si diceva
prima, la globalizzazione ha portato ad un’enorme diversificazione del “turista”. Viaggiare
non è più appannaggio di pochi. E questo si riflette sulla domanda della clientela: vi è chi
vuole soggiornare in hotel, chi in appartamento, chi nei Bed&Breakfast, chi nei campeggi, o
ancora chi si butta su esperienze di soggiorno sempre più nuove e particolari (case sugli
alberi, in botte, palafitte, grotte). Le locazioni brevi hanno risposto ad una specifica esigenza
di consumatori che, diversamente, non avrebbero soggiornato in strutture come hotel/campeggi/altro. I numeri ne sono la dimostrazione più evidente. L’offerta di posti letto in Veneto nelle locazioni brevi ha superato quella degli alberghi. - Le locazioni brevi hanno creato domanda turistica, anche dove prima non ce n’era,
portando al ripopolamento di borghi ormai abbandonati da decenni. - In un momento di crisi profonda e sistemica come quella che l’Italia vive da quasi
vent’anni, le locazioni brevi sono riuscite a creare occupazione dove hanno fallito le
politiche occupazionali dei vari governi. Come avvenuto con tante altre piattaforme legate
alla sharing economy, grazie alla diffusione di portali come Airbnb o Booking.com, sono
nate migliaia di posti di lavoro. Da numerosi sondaggi, infatti, emerge come l’età media di
chi “fa” locazione breve è superiore a 50 anni, trattandosi spesso di persone disoccupate di
lungo periodo, inoccupate o in difficoltà economica e dunque alla ricerca di una forma di
integrazione del reddito. - Le locazioni brevi valorizzano il patrimonio immobiliare italiano. Mentre per il
residenziale sono sempre stati necessari dispendiosi e complessi interventi statali (si vedano
i vari Superbonus, Ecobonus e via dicendo), in ambito turistico – dove la capacità di attrarre
le prenotazioni dipende per gran parte dal modo in cui la struttura stessa si presenta – gli
investimenti per la manutenzione ed il restauro degli immobili sono all’ordine del giorno.
Venezia, in questo caso specifico, ne è un esempio: fino a pochi anni fa ci si lamentava delle
numerosissime case chiuse a prendere polvere perché troppo costose da manutentare o delle
case vendute “per una pipa di tabacco” ad investitori stranieri. Ad oggi, è difficile trovare un
immobile locato in locazione breve che non sia stato prima adeguatamente restaurato e
rimesso a nuovo.
Alle locazioni brevi si addossa anche la colpa dello svuotamento dei centri storici e delle
grandi città, mentendo sapendo di mentire.
Lo svuotamento dei centri storici in Europa ha avuto origine molti anni prima dello sviluppo delle
locazioni brevi, che ha semplicemente riempito vuoti che si sono andati a creare per molteplici
motivi, non indipendenti dalla politica (limitazioni dal traffico, trasferimento di uffici pubblici,
maggiore comodità delle abitazioni più recenti in periferia). Non c’è nessuna correlazione in tal
senso. Anzi, probabilmente la crescita delle locazioni brevi sta consentendo il residuale
mantenimento di residenti in tali contesti, come conseguenza della creazione di attività
economiche e posti di lavoro come sono le locazioni brevi.
Aspetti giuridici e regolamentari
La disciplina delle locazioni brevi (o turistiche) è materia di competenza statale e tale deve
rimanere, in quanto la proprietà privata è tutelata anche costituzionalmente.
Spesso si sente la necessità di regolamentare questo settore, senza però avere piena conoscenza di
quante normative e regolamenti già esistano in materia.
Per le locazioni brevi abbiamo
A livello Europeo
– Una commissione con 24 membri che ha il compito di studiare l’impatto delle locazioni
turistiche nelle città storiche. Il Pres. Ciambetti della Regione Veneto, uno dei 24 membri,
sapendo che ABBAV ha condotto degli studi mirati assieme allo Studio Cicchellero e
l’Università Cà Foscari, ci ha invitato per condividere i documenti che sconfessano quanto
viene detto dai media. Ovviamente lo studio è improntato su Venezia Città antica.
– DAC7: la direttiva europea in merito alla comunicazione al Fisco dei dati di chi affitta su piattaforme on-line
A livello statale
– La legge 431/98 che disciplina le locazioni in generale
– Il D.M. 1975 che detta le prescrizioni in materia di altezze e metrature degli immobili.
– La legge 96/2017 e la Legge di Bilancio 2021, che disciplinano gli aspetti fiscali delle
locazioni brevi, in particolare su temi come cedolare secca, trattenuta del 21% a carico dei
soggetti intermediari, obbligo di partita iva, superiori alla 4 unità ecc.
– La norma che istituisce un codice identificativo unico per le locazioni brevi
A livello regionale
– Le leggi regionali in materia turistica (almeno 1 per regione), che negli ultimi anni si sono
adeguate per estendere gli obblighi già previsti per le strutture ricettive come alberghi e
B&B, anche alle locazioni turistiche.
– Vedi legge 11/13 art. 27-bis solo per le locazioni turistiche, DGR 419 e allegati,
regolamento 2/19 regolamento 7/2020 , codice identificativo, invio i dati del turista tramite
Ross 1000 per ISTAT.
A livello locale
-I regolamenti edilizi, che integrano o modificano le prescrizioni di cui al già citato D.M.
1975
– La delibera 25/2017, con il blocco sostanziale alle aperture attività turistiche nella città antica
– I regolamenti in materia di imposta di soggiorno
– L’obbligo di dichiarazione trimestrale
Il problema, a nostro avviso, è che tali normative non sono adeguatamente conosciute e –
soprattutto – fatte rispettare.
Se fossero fatte rispettare tali normative, si potrebbero contrastare facilmente fenomeni quali
l’abusivismo e l’evasione.
Gli strumenti ci sono, bisogna utilizzarli.
Una nota importante per il Ministro: la nostra missione dovrebbe essere quella di dedicare il
nostro tempo all’accoglienza, con tutta la burocrazia che abbiamo e quella che si sta ancora creando
il tempo che possiamo dedicare al turista è il 20 %, il resto scartoffie.